BIANCHETTIARCHITETTURA Studio Associato degli Architetti Fabrizio Bianchetti e Gabriele Medina
Via E. De Amicis, 30 – 28887 Omegna (VB)
Tel. 0323.61266 – Sito web: www.bianchettiarchitettura.com
NCS S 1510-Y20R
NCS S 1005-Y30R
La demolizione del quartiere della Fiera avvenuta negli scorsi anni per far posto a City Life, ha preservato i manufatti di maggior pregio. Fra questi, le Palazzine degli Orafi, che un tempo segnavano, in chiave monumentale, l’ingresso al quadrilatero espositivo da largo Domodossola.
I due edifici speculari, disegnati da Paolo Vietti Violi secondo uno stile classicheggiante e completati nel 1923, sono stati sottoposti recentemente a un restauro accurato e capillare a firma dell’architetto Fabrizio Bianchetti, che non ha esitato ad adottare, per la colorazione delle facciate, il Sistema Cromatico NCS.
Le Palazzine hanno conservato nel tempo la propria identità storica, nonostante i parziali interventi di modifica degli anni successivi alla loro costruzione, i recenti lavori di ampliamento sul lato retrostante e la ristrutturazione degli spazi interni.
L’obiettivo del più recente intervento riguarda la riqualificazione delle facciate, volta a ripristinare l’immagine originale dei fabbricati, accompagnata dalla sostituzione dei serramenti in legno preesistenti e dalla valorizzazione dell’immobile attraverso un progetto di illuminazione scenografica. È stata sottoposta a recupero anche l’area circostante all’ingresso storico, caratterizzato dai cancelli del Mazzucotelli.
Il nucleo originario del complesso architettonico è rappresentato da un corpo centrale arcuato, affiancato da due ali rettilinee. Nel 2006, sul retro, è stata realizzata una struttura in vetro che dona trasparenza e leggerezza all’edificio originale senza alterarne la peculiarità.
La ricerca dell’immagine storica, quale riferimento per la conduzione di un progetto di recupero corretto e coerente, è partita da un’indagine trasversale che ha coinvolto ambiti differenti. Per le ricerche svolte presso l’Archivio della Fondazione Fiera e gli Archivi della Soprintendenza (Archivio degli Atti e Archivio Fotografico) sono stati analizzati i documenti storici e di archivio e le fotografie e dei disegni dell’epoca al fine di individuare i materiali da costruzione, le tecniche originali e le progressive trasformazioni.
Attraverso la committenza e la consultazione degli archivi del Comune di Milano è stata effettuata anche una ricerca di natura normativa per ricostruire la storia edilizia dei fabbricati seguendo le autorizzazioni agli interventi che essi hanno subìto nell’arco di un secolo.
Le indagini dirette sulla facciata: lo stato di fatto
Parallelamente a questo lavoro archivistico è stato condotto un esame diretto del manufatto con rilievo delle colorazioni attualmente esistenti attraverso l’uso di spettrofotometro e con il rilievo, attraverso apposita schedatura, di tutti gli elementi caratterizzanti le facciate e i serramenti, oltre che la tipologia di illuminazione esistente sui fronti. Inoltre, al fine di ottenere parere favorevole, da parte della Soprintendenza della Città Metropolitana di Milano, a eseguire i lavori di ripristino delle facciate delle Palazzine, sono state previste e autorizzate alcune indagini specifiche (l’esecuzione di saggi stratigrafici riguardanti le “mani” di tinteggiatura originaria e quelle successive, utili a definire le linee guida del progetto di recupero delle facciate).
L’indagine conoscitiva dei prospetti si è strutturata su:
Quest’ultima ha riguardato 11 punti a campione per indagare ogni finitura lungo i paramenti (decorazioni a rilievo, intonaci piani, intonaci a bugnato, finitura colonne e fasce marcapiani, ecc.) ed evidenziare la possibile presenza di finiture “originali” o comunque più antiche.
In particolare, i tasselli hanno coinvolto intonaci piani, una decorazione in cemento a rilievo, gli intonaci di finitura di cornici marcapiano e sotto-gronda, l’intonaco a bugnato della zoccolatura, il rivestimento di una colonna e una colonnina della balaustra di parapetto del balcone.
Lo strato pittorico più recente ha denotato alcune incongruenze e criticità. Dal sopralluogo è emerso che quella tinteggiatura, presumibilmente di tipo resinoso vinil-versatico, presentava diversi stati di degrado, individuabili come distacchi, sfarinamenti, presenza di muffe e licheni che ne hanno intaccato l’aspetto.
Il rilievo diretto
Le modalità individuate nel progetto di ripristino delle Palazzine degli Orafi hanno tenuto in considerazione dell’area sulla quale sorgono gli edifici: anche la qualità dell’aria influisce sul degrado del colore e i segni sono ben visibili e riscontrabili trattandosi di un’area molto trafficata e inquinata.
Le palazzine sono state rilevate e schedate al fine di conoscere la loro condizione edilizia, la loro texture superficiale e la loro finitura; sono state annotate le cornici, le lesene, i rilievi, i decori, i ferri, i serramenti, ecc., presenti nella composizione della facciata, la loro finitura e grado di conservazione. Sulle schede di rilievo sono inoltre annotati i riferimenti a vincoli di tutela e la presenza di documenti e fonti archivistiche.
L’analisi conoscitiva delle colorazioni precedenti è stata condotta, già in origine, con l’impiego di NCS – Natural Colour System: la rilevazione, la campionatura e la classificazione sono consistite nella attribuzione di un codice alle tinte, successivamente confrontato con le letture mediante spettrofotometro. Ovviamente il censimento delle tinte è stato effettuato avendo cura di suddividere i diversi colori in base all’elemento architettonico a cui si riferivano, ovvero a seconda che si trattasse di zoccoli, basamenti, piani fondo o cornici.
Sono stati altresì rilevati, ove ancora possibile, i colori con cui erano tinteggiati i portoni, le finestre e gli elementi metallici in ferro battuto. Unitamente al rilievo delle presenze cromatiche si sono poi evidenziati gli eventuali elementi significativi presenti sul fronte di ogni palazzina.
I tasselli sono stati realizzati con mezzi meccanici quali martelli e martelline, bisturi a lama fissa, spazzolini metallici e in setole sintetiche, e chimico-fisici (tamponi imbevuti in alcool etilico). Le operazioni sono state condotte con la massima cautela cercando di conciliare le esigenze di ricerca con il necessario rispetto delle superfici, senza dunque compromettere porzioni eccessive di intonaco.
Dall’analisi fisica alla colorazione: il Sistema Cromatico NCS®©
Tutti i tasselli realizzati, a eccezione del saggio riguardante il fronte nord occidentale della Palazzina A, hanno messo in evidenza la stesura, su di un supporto in graniglia di cemento o ad impasto cementizio, di una finitura omogenea e compatta ai silicati di colorazione ocra rosata, in molti casi stesa su di una preparazione di colore bianco.
La tenace adesione al supporto cementizio delle stesure sovrapposte, non originali ma congruenti con una campagna di tinteggiatura volta a uniformare le superfici, è garantita da una superficie resa scabrosa da una probabile pulitura forzata con strumentazioni meccaniche aggressive (probabilmente mediante sabbiatrice).
Il progetto di colorazione e il relativo bozzetto grafico di intervento hanno tenuto in considerazione le trasformazioni avvenute nel tempo dei materiali originariamente impiegati e le reali necessità della committenza.
Si è scelto di impiegare il Sistema Cromatico NCS in quanto rappresenta uno strumento in grado di descrivere e di definire tutti i colori di superfici immaginabili.
L’edificio, oggi tinteggiato con materiali resinosi vinil-versatici, era in prevalenza in cemento decorativo: da questa constatazione, il progetto di coloritura del fabbricato traspone il materiale cemento decorativo in una tinta coincidente con la notazione NCS S 1510 – Y20R.
Il basamento in bugnato e tutti gli elementi in rilievo sono stati pertanto tinteggiati in velatura con un colore che rievoca l’originario cemento decorativo attualmente coperto da numerosi strati succedutesi nel tempo.
Analizzando il fondo tra le finestre del primo piano, in confronto con le indagini stratigrafiche e l’analisi dei documenti storici, viene messo in luce un materiale differente: un tempo al piano primo di entrambe le Palazzine vi era un portico, tamponato successivamente intorno al 1929 e finito con uno strato di intonaco a calce naturale (come si evince appunto dalla relazione delle indagini stratigrafiche). Per questi motivi, le parti sfondate al piano primo di entrambe le Palazzine sono state tinteggiate con una tinta più chiara rispetto a quella individuata per il basamento e il corpo della facciata storica, per evocare alla memoria l’intonaco a base di calce naturale, ovvero con il codice NCS S 1005 – Y30R. L’uso diversificato del colore rende così possibile una “sottile” e sobria lettura delle trasformazioni che si sono succedute nel tempo. Lo zoccolo in cemento decorativo invece, giunto sino a noi in maniera quasi inalterata rispetto allo zoccolo originario, è stato mantenuto e valorizzato secondo opere di pulitura e protezione.
N.B. Tutti i colori riportati sulla presente scheda sono indicativi perché influenzati dalle impostazioni del video su cui sono visualizzati e possono avere variazioni di tono rispetto ai colori reali. Per un’esatta valutazione fare riferimento ai campioni NCS.